Sale




Le Sale sono Silos del PORTO
S1, S2, S3, S4, S5, S6, S7, S8. Magazzini del sale, del carbone, del caffè, del grano, del cotone, della lana, dell’olio, del vino. Le poltrone sono state progettate come sacchi di juta, mentre sulle pareti si trovano tracce dei numeri a stencil, dei materiali usati e del tempo.

Ristorazione



Bar interno

Bibite e Snack

All'interno del cinema


Concept & Design



IL CINEMA TORNA IN CITTÀ. LA CITTÀ ENTRA NEL CINEMA

2001-2004 Elena Martucci

LA NOVITA' DI UN'IDEA.

E' davvero difficile, in un contesto povero di idee nuove come quello italiano, trovare rarissime preziose eccezioni. Ho avuto la fortuna di dare forma all'idea di una committenza coraggiosa, che ha voluto riportare il cinema in territorio urbano, in assoluta controtendenza rispetto al modello americano del multiplex fuori porta.

Per dare forma a quest'idea, non si poteva pensare di chiudere lo spettatore in una scatola a consumare immagini. Si doveva APRIRE UNA PIAZZA NELLA CITTA'. Offrire uno spazio accessibile, riconoscibile, vivibile. Immaginarlo come un esterno: luogo di ritrovo e di scambio, di arrivi e di partenze. Come gli aereoporti. Come le stazioni. Come UN PORTO.

Luogo di ritrovo e di passaggio, in continua trasformazione. Dinamico e mobile come le immagini, come la cultura, come la società che cambia.

Proviamo a invertire i fattori: se il cinema (ri)entra in città, la città entra nel cinema.

Senza soluzione di continuità tra esterni e interni: vetro, cemento, mattoni di recupero, ferro, acciaio corten, containers e luce sono la materia dinamica con cui abbiamo trasformato un contenitore d'immagini in un luogo aperto che dialoga con il pubblico e con la città.

La grafica dipinta sulle superfici interne ed esterne fa parlare l'edificio stesso. Numeri e lettere che ricordano i vagoni merci e le casse da porto dichiarano ciò che lo spettatore troverà: sala uno, due, otto, magazzino; un tabellone ferroviario a palette e monitor pensati per le stazioni annunciano i film in partenza. Al primo piano, una grande vetrata mostra l'interno, ma può diventare schermo per immagini retroproiettate: velo interattivo che unisce fuori e dentro, contenuto e contenitore.

La scelta dei materiali usati è figlia di una riflessione sul fatto che la gente abita i luoghi che sente familiari. E la riconoscibilità di un luogo è data dalla sua storia.

Niente è stato perciò lucidato per sembrare nuovo. Avendo già un passato, la materia impiegata continua il suo processo di trasformazione, facendosi portatrice di nuova memoria e adattandosi alle nuove tecnologie della luce, del suono, degli schermi, delle proiezioni. Dalla vasca da bagno degli anni Venti che diventa lavabo ai containers del porto di Venezia adattati a pareti per le cabine di proiezione, la gente incontra materiali e forme già visti in altri contesti e dunque conosciuti, ma destituiti dalla loro funzione originaria per diventare altro: invenzione, poesia, spettacolo.